Si riferisce a una legge emanata dal Duca Guglielmo IV di Baviera nel 1516, Il Divieto di Surrogato (Der Surrogatverbot), che fu soltanto molto tempo dopo, nel 1918, rinominata La Legge della Purezza (Die Reinheitsgebot). Essa compare sulle etichette della maggior parte delle birre tedesche, ma l’importanza della legge è stata sopravvalutata. Semplicemente riprendeva una precedente limitazione degli ingredienti della birra (esclusivamente luppolo, orzo ed acqua), secondo quanto stabilito per decreto a Monaco nel 1447 ed esteso a tutta la Baviera nel 1487. Oggi è indicato anche il lievito, ma all’epoca la sua presenza non era ancora stata identificata.

L’obiettivo del decreto era di proibire l’utilizzo di ingredienti bizzarri e poco igienici e di indirizzare la produzione di birra all’orzo, risparmiando così le derrate del frumento per la panificazione. Più che altro la legge del 1516 si dilungava su argomenti fiscali.

È anche da notare che questa legge divenne nazionale, estendendosi dunque a tutta la Germania soltanto nel 1906, ancora sotto il nome tecnico di Divieto del Surrogato, poi come Legge della Purezza a partire dal 1918. Fu ignorata dalla Repubblica Democratica Tedesca e nel 1987, dichiarata dalla Corte Europea inapplicabile alle birre importate nella stessa Germania. La legge rimane, comunque, un vanto non soltanto per i birrifici tedeschi, ma anche per quelli di altri paesi che hanno scelto di rispettarla.

Ma è un vanto un po’ sciocco. Si possono fare birre di tutto rispetto con un miscuglio di orzo e altri cereali, frumento (adoperato dagli stessi tedeschi, il cui aggiramento della legge viene trattato in un articolo-FAQ complementare), riso, miglio e granoturco. Le nostre birre nazionali hanno spesso una bella dose di granoturco. Inoltre in birre pregiate in tutto il mondo si può riscontrare l’utilizzo degli ingredienti più variegati, dalle spezie esotiche in certe birre belghe alle alghe in certe birre scozzesi.