Le accise ammontano a Euro 3,02 per grado Plato per un ettolitro di birra. Un po’ di aritmetica elementare consentirebbe di valutare la cosa nella giusta prospettiva riconsiderando le lamentele di certi cronisti della birra nei giornali e nei blog.

Un esempio concreto: le accise per una bottiglia da 0,5 litri con ABV 5% (abbiamo convertito i gradi Plato nei meglio conosciuti gradi per volume di alcol) sono pari a 18 centesimi (pagato alla produzione o importazione).

Contrariamente all’opinione comune dei birrai artigianali, le accise incidono maggiormente su birre economiche, le “birrette” dei birrifici industriali, piuttosto che su birre di prezzo superiore. Acquistiamo, per esempio, una bottiglia da 0,5 litri al supermercato ipotizzando quanto segue:
– Per una birra “economica” il cui costo è di Euro 0,80, il 22,55% della spesa va alle accise.
– Per una birra “premium” il cui costo è di Euro 2,00, l’incidenza scende allo 0,09%.
– Per una birra artigianale il cui costo è di Euro 4,00, l’incidenza scende allo 0,045%.
In un locale, ovviamente, i prezzi per ciascuna sarebbero superiori e le incidenze inferiori.

Le accise in certi altri paesi europei sono inferiori, ad es. in Germania lo 0,26% del livello italiano, in Spagna lo 0,27% e nella Repubblica Ceca lo 0,33%. D’altra parte, nel Regno Unito sono tre volte quelle italiane e in Finlandia addirittura quattro volte.

Le accise sulla birra non rappresentano un elemento determinante del valore di acquisto come accade per sigarette e benzina. Ammontano a circa Euro 750 milioni all’anno e certo sarebbe meglio non ci fossero. Proporremo in seguito un’imposta alternativa per agevolare il consumo della birra.