Il bevitore normale italiano, anche intenditore di birra, può sollevare varie obiezioni alla birra artigianale.

Molto spesso è una birra tosta, fortemente luppolata e quindi amara.

Molto spesso ha un grado alcolico ben al di sopra del consueto 4,5-5,0% (ABV).

Senza pastorizzazione e microfiltrazione la lager (birra di bassa fermentazione, quella preferita di gran lunga dagli italiani) si mantiene male. In una prima fase i microrganismi rimasti nella birra grazie all’assenza di questi trattamenti possono conferire carattere e freschezza, ma dopo 15 giorni cominciano a deperire e a impartire cattivi gusti. Per questo motivo birrifici artigianali spesso non offrono la loro lager in bottiglia ma soltanto in fusti per spillatura quasi immediata in locali o addirittura soltanto nel pub del birrificio. Questo limite si sente molto meno con le birra di alta fermentazione, le ales.

Costa molto di più di una birra industriale. Questo prezzo si può considerare giustificato o meno, però in ogni caso costa molto di più.

C’è una certa preziosità nelle birre artigianali grazie all’estatico apprezzamento dei suoi intenditori, che sorseggiano come se si trattasse di un’annata quotatissima di Brunello. Sono ben lontani dallo spirito di compagnia in una serata spensierata di diversi giri di birra beverina.

Il gusto dello stesso tipo di una birra artigianale non è sempre garantito di cotta in cotta, perché condizionato da fattori non sempre gestibili. Questo può infastidire il bevitore che vuol contare su un certo sapore e non ama sorprese.